Perché Dropbox ha lasciato AWS per un proprio data center?

Dropbox ha annunciato da tempo di porre fine alla cooperazione di lunga data con AWS, trasferendo così 500 petabyte in un proprio data center. Quali sono i  vantaggi che spingono Dropbox a una tale scelta?

La decisione di un data center proprio
Ogni azienda ad un certo punto si chiede se gestire un cloud privato o affidarsi a un servizio di una società di hosting affidabile. Spesso la questione si ripropone più volte in varie fasi del percorso aziendale, che sia per questioni essenzialmente numeriche in bilancio o per esigenze reali. È quello che è successo a Dropbox. Fino ad oggi, la famosa società americana di hosting si è appoggiata ad Amazon Web Services (AWS). Da qualche anno ha deciso di rendersi indipendente: Dropbox ha investito in un proprio data center.

Dropbox e la crescita con AWS
Con circa 500 milioni di utenti e 200.000 clienti business, Dropbox è una realtà aziendale affermata. Dropbox ha utilizzato in particolar modo il Simple Storage Service di AWS. Secondo la società californiana, la scalabilità flessibile di AWS ha avuto un impatto positivo che ha permetto all’azienda una crescita rapida: “Siamo stati i primi ad adottare Amazon S3, il quale ci ha dato la possibilità di scalare le nostre operazioni aziendali in modo rapido e affidabile. Amazon Web Services è stato ed è un partner prezioso. Senza AWS non saremo mai potuti crescere così velocemente com’è successo.”

Perché Dropbox abbandona AWS?
Investire in un proprio data center non rappresenta una spesa maggiore rispetto all’investimento a “a perdere” in servizi di hosting esterni. L’iscrizione di un proprio data center in bilancio sarà ammortizzabile in pochi anni. C’è anche da dire che Dropbox non era soddisfatto della mancanza di opportunità di differenziazione di AWS. Tramite una soluzione storage inhouse sarà ora possibile apportare adattamenti in modo automatico in base alle specifiche esigenze del caso. Il tutto su una rete visibile e con il completo controllo sui componenti. Inoltre, sarà possibile apportare modifiche hardware e software senza ulteriori esborsi. Dropbox ha comunque annunciato che continuerà a utilizzare AWS per alcuni carichi di lavoro. Dropbox si affiderà ad Amazon Web Services per circa il 10% dei dati.

Una scelta che accresce la reputazione
Una strategia aziendale decisamente positiva che sembra aver accrescere anche la reputazione dell’azienda. In passato, Dropbox ha dovuto fare spesso i conti con pubblicità negativa a causa di un uso non autorizzato dei dati. Con un data center di proprietà, Dropbox potrà godere di una maggiore fiducia da parte dei suoi clienti.

Trasferimento senza causate disagi
Nel nuovo data center sono stati trasferiti dati per 500 petabyte. Se si pensa che un petabyte corrisponde a 1015 byte, si ottiene una cifra a 15 zeri! Sarebbero dunque necessarie 125 milioni di chiavette USB da 4GB per il trasferimento di una tale quantità di dati. Il trasferimento è avvenuto grazie a un team di 12 persone e senza arrestare o limitare il servizio e quindi senza causare nessun disagio agli utenti! Che dire, complimenti Dropbox!

 

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Simone Catania

Mi occupo di comunicazione e marketing digitale per il dominio .SRL dedicato alle Srl italiane e scrivo su news.srl di innovazione e digitalizzazione per le aziende.

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