Il Parlamento europeo contro il geoblocking nell’e-commerce

Il Parlamento europeo ha deciso di porre fine ai blocchi causati dal geoblocking nell’e-commerce. Fare shopping online oltre i confini nazionali diventerà più facile dopo questa nuova decisione dell’UE. Martedì 6 febbraio, un’ampia maggioranza di parlamenti europei ha approvato l’abolizione del geoblocking nell’e-commerce. Con questa tecnica, i gestori di negozi online sono in grado di escludere gli utenti stranieri da offerte o d’indirizzarli automaticamente a una pagina con prezzi più elevati.

Cos’è il geoblocking?

Il geoblocking è un sistema che limita l’accesso a un sito o ne modifica i contenuti a seconda della posizione. Viene utilizzato principalmente per impedire che materiale protetto da diritto d’autore venga visualizzato al di fuori di una determinata area geografica. Nell’e-commerce diventa uno strumento per modificare i prezzi e le condizioni di vendita nei diversi Paesi.

Come funziona il geoblocking?

A ogni computer è assegnato un indirizzo IP. Ogni qual volta che un computer o un dispositivo richiede l’accesso al contenuto, l’indirizzo IP viene consegnato al server in modo che sappia a chi trasmettere i dati. L’indirizzo IP non ha alcun significato speciale, ma può essere utilizzato per determinare con precisione la posizione geografica di un computer. I gestori di negozi online possono utilizzare banche dati pertinenti per bloccare ed eventualmente rimandare gli utenti a contenuti differenti o del proprio sito.

Quali problemi causa il geoblocking nell’e-commerce?

Prendiamo l’esempio di un paio di scarpe. L’acquisto di questo bene può essere influenzato dalla posizione dell’utente. È possibile che lo stesso paio di scarpe presso lo stesso rivenditore online abbia un costo maggiore in Germania rispetto che in Polonia o che un cliente italiano possa acquistarlo e uno francese no. Spesso i clienti stranieri vengono automaticamente reindirizzati a siti web con prezzi maggiorati e senza offerte.

Chi sono gli utenti maggiormente colpiti?

Gli utenti più colpiti dal geoblocking finora sono quelli dei Paesi più piccoli come Malta, Lussemburgo e Slovenia. Secondo il Centro europeo per la tutela dei consumatori (BEUC), il geoblocking interessa particolarmente anche i residenti delle regioni frontaliere.

Cosa cambierà dopo il geoblocking?

L’obiettivo dell’Unione europea è quello di creare un unico mercato digitale e consentire le stesse condizioni d’acquisto per tutti. Secondo un’indagine condotta dalla Commissione europea (maggio 2016), il 63% degli e-commerce offre la consegna solo nel proprio Paese. In futuro, i gestori di e-commerce non potranno escludere gli utenti stranieri dalle loro offerte o trasferirli automaticamente su siti web con prezzi diversi. Se la consegna non è prevista nel Paese scelto dall’utente, all’acquirente deve data la possibilità di ritirare i propri articoli o di organizzare il trasporto. Lo stesso vale anche per i servizi basati su cloud.

Il regolamento entrerà in vigore alla fine dell’anno

Ora che il Parlamento EU ha votato a favore, spetta agli Stati membri dare il via libera. Il divieto di geoblocking dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno. Gli articoli protetti dal diritto d’autore come e-book, CD, musica e giochi online al momento sono esclusi dalla nuova normativa. La Commissione dovrà tuttavia affrontare nuovamente la questione nel prossimo futuro. I servizi di streaming a pagamento come Netflix o Sky sono soggetti a normative diverse. Già a marzo 2018 dovranno offrire libero accesso a tutti i Paesi EU.

 

Leggi di più dalla nostra sezione dedicata all’e-commerce.

Simone Catania

Mi occupo di comunicazione e marketing digitale per il dominio .SRL dedicato alle Srl italiane e scrivo su news.srl di innovazione e digitalizzazione per le aziende.

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