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Crescita positiva per l’e-commerce ma possibili minacce per le aziende

Il mercato dell’e-commerce in Italia è in crescita esponenziale, stando a ciò che afferma, sulla base dei dati del 2016, l’Osservatorio e-commerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm.

Come riportato da www.bitmat.it, l’e-commerce occupa una porzione pari al 5% del totale degli acquisti retail, segnando di fatto un incremento del +18% rispetto al 2015, per un giro di affari di circa 20 miliardi di euro, tra prodotti e servizi.

Il settore di maggior successo è senza dubbio quello del turismo con una quota del 44% e un incremento del +10%, ma la crescita più rapida è stata registrata in un settore ancora relativamente piccolo, ovvero quello dell’arredamento, che ha registrato una crescita del +48%. Anche l’elettronica di consumo e l’abbigliamento hanno visto un buon tasso di crescita, rispettivamente +28% e +27%.

Risultati buoni ma che soddisfano parzialmente, se confrontati con i mercati stranieri simili al nostro come Regno Unito, Francia e Germania. In queste tre Nazioni, afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano: “L’e-commerce raggiunge penetrazioni da due a quattro volte superiori – alle imprese italiane, prosegue Perego – servono capacità di investimento e di innovazione per rendere sempre più semplice e appagante l’esperienza di acquisto, pazienza (intesa come consapevolezza di non poter essere profittevoli da subito), e coraggio (ossia credere con determinazione di potercela fare)”.

Se da una parte quindi l’e-commerce è un settore in forte crescita e si prevede possa garantire numerosi benefici alle aziende italiane, in un secondo articolo bitmat.it ci tiene a mettere in guardia dai possibili rischi che la vendita di prodotti online può comportare alle imprese italiane.

Una ricerca di MarkMonitor, azienda specializzata nella protezione dei brand online, ha infatti rivelato che il 23% dei consumatori ha involontariamente acquistato un prodotto online contraffatto, con una percentuale sopra la media tra la fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Questo è un rischio non solo per gli acquirenti, ma soprattutto per le aziende.

Da questo tipo di esperienze negative spesso il brand originale esce indebolito, colpevole, secondo la percezione dei consumatori, di non essere stato in grado di salvaguardarli contro eventuali truffe. I dati parlano chiaro: tra le vittime di questo tipo di raggiri, il 71% ha affermato che questa esperienza ha avuto un impatto negativo nella propria percezione del brand originale e il 12% degli intervistati ha affermato che non acquisterà più in futuro.

La contraffazione e la disponibilità online di prodotti contraffatti è una minaccia sia per i brand che per i consumatori – afferma Mark Frost, CEO di MarkMonitor – risulta necessario quindi che i consumatori siano vigili al momento dell’acquisto online e che i brand debbano aggiornare la loro strategia di protezione per ridurre il rischio e contemporaneamente adottare misure per educare i propri clienti”.

D’altro canto la ricerca ha anche rivelato che tra i consumatori che sono stati ingannati il 10% ha chiesto consiglio al brand ufficiale una volta realizzato che il prodotto acquistato era un falso. “Ciò che questa ricerca ribadisce – continua Mark Frost – è che sempre più consumatori ricercano il supporto e la guida dei brand per capire il problema della contraffazione. Questo dimostra che il desiderio di acquistare questo tipo di prodotti non è poi così forte. Malgrado ciò, gli acquirenti continuano a essere vittime dei contraffattori”.

Maura Vadacca

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